domenica 27 maggio 2012

LO SPIRITO DELLA LIBERTA'.


Le moderne democrazie  fondate sui diritti fondamentali della persona, sono debitrici verso le principali rivoluzioni politiche determinanti nel passaggio dall’età feudale a quella moderna.
Il Bill of Rights  emanato dal parlamento inglese nel 1689 (dopo la deposizione del re Giacomo II ), la Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti del 1776,  e naturalmente la Rivoluzione francese, alla quale dobbiamo la redazione di due costituzioni (1791- 1792), sono alla base di quasi tutte le istituzioni democratiche moderne.
Da questi storici documenti promana un atto contemporaneo compilato dall’Assemblea delle Nazioni Unite nel 1948: la “Dichiarazione Universale Dei Diritti Dell’Uomo”.
Un tragitto di due secoli per sancire come tutti gli uomini nascono liberi ed  uguali e che questi principi  dovrebbero essere patrimonio comune di ogni persona, quale che sia il credo, l’etnia, o il  paese al quale appartiene.
Purtroppo gli orrori ai quali abbiamo dovuto assistere anche in questo ultimo secolo e nel primo decennio del terzo millennio, ci fanno riflettere sulla fragilità della lotta per i diritti umani, sempre segnata da successi e sconfitte: civiltà e democrazia non sono mai conquistate una volta per tutte.
Il monito scolpito su una piccola stele raffigurante la dea Atena rinvenuta sull’ Acropoli greca è chiaro: “Difendete le conquiste della mente e del cuore con la forza, se non volete che le minacce del tempo e le insidie degli uomini le cancellino”.


venerdì 25 maggio 2012

OLIVETTI M24.


Nel 1985 entrò nella mia azienda una meraviglia tecnologica (per quei tempi) tutta italiana: il PC M24 della Olivetti: sistema operativo MS-DOS, alcuni programmi tra cui word e Lotus 1.2.3, compatibilità totale con gli altri computers. Con queste caratteristiche M24 riuscì a contendere all’IBM il primato sul mercato mondiale dei PC.
Un primato che fu inesorabilmente perso dalla scarsa lungimiranza della politica italiana, e da un management incapace di vedere in questo settore un possibile asse di  sviluppo, facendo della innovazione il proprio punto di forza: al contrario si preferì privilegiare, colpevolmente, imprese già allora obsolete.
L’Olivetti di Ivrea occupava 60.000 dipendenti ora ne restano solo 1.000.
Molti anni e molti computer dopo ho un PC di ultima generazione,  marca giapponese ma sicuramente prodotto in Cina o in Corea:  quello vecchio, “un reperto archeologico di ben cinque anni”, mi ha piantato. Ho chiesto…..ripararlo sarebbe costato più che comprarlo nuovo.
Sono di fronte a questo oggetto sofisticatissimo, pieno di funzioni a me oscure (e probabilmente inutili): come non pensare a quel perduto, italianissimo, M24 e al disfacimento della nostra industria informatica?

martedì 15 maggio 2012

IPSE DIXIT- M.YOURCENAR

“Aveva ragione Cesare a preferire d’essere il primo in un villaggio che il secondo a Roma. Non per ambizione o vanagloria, ma perché chi occupa un ruolo secondario non ha altra scelta se non tra i pericoli dell’obbedienza, quelli della rivolta e quelli, ancor più gravi, del compromesso.” 

M. Yourcenar: memorie di Adriano
                                                                                                                                                                                                                                               

lunedì 7 maggio 2012

LA MODERNITA'


Nessuno vorrebbe rinunciare oggi ai vantaggi della “modernità”  eppure questa ci causa un senso di disagio, di disorientamento…
Piccole vicende di una famiglia che ha gestito dal 1932 una attività commerciale fino a quando non ha dovuto arrendersi di fronte ad un nuovo modello di sviluppo che, imponendo le sue regole, ha schiacciato imprese medio- piccole, distruggendo esercizi famigliari, snaturando sia l’artigianato  che le peculiarità locali.
Per un certo numero di anni questa attività, dopo un inizio difficile,  aveva prodotto benessere per tutta la famiglia, creando, in più, lavoro per diversi dipendenti.
La “modernità” in Europa ha avuto inizio negli anni ’90 con il trattato di Maastricht, seguita dalle liberalizzazioni, compresa quella del commercio, ed è culminata nel 2002 con l’introduzione dell’euro.
Ciò ha innescato per molte  aziende, compresa la nostra, un meccanismo di agonia: meno soldi, meno investimenti,  meno incassi, più debiti, meno personale… Infine , e in buona compagnia, siamo rimasti in attesa del momento adatto per chiudere.