E’
di qualche anno fa un articolo di Tullio Kezich sul Corriere della Sera con
questo titolo provocatorio: -Dio mio, e se la Corrazzata Potemkin
fosse davvero una boiata pazzesca? -
Come
giustificare questo esercizio del dubbio da parte di una persona che per tutta
la vita era vissuta nel cinema e per il cinema?
Evidentemente
in Kezich la razionalità aveva prevalso sul sentimento se arrivava ad
affermare: “Nell’arco dell’esistenza,
tutto è destinato ad invecchiare, corrompersi, morire. Figuriamoci il
cinema, la cui peculiarità è di proporre a un vasto pubblico opere di facile
consumo. Non sempre: alcuni film sono stati considerati dei capolavori
anche rivisti a distanza di anni. La provvisorietà, comunque, sembra essere
peculiare alle opere cinematografiche”.
A
parte la battuta fantozziana e le perplessità di Kezich, solo il tempo riesce a
darci il reale valore di un film (come di qualsiasi opera d’arte), ammesso che
si riesca a contestualizzarlo per evitare di guardarlo come un reperto
archeologico, e si riesca a leggerlo per
i suoi contenuti.