Cosa
deve fare un cittadino di formazione liberale fiducioso che il Paese sia in
grado di dare a tutti l’occasione di esprimere al meglio le proprie capacità,
senza creare ostacoli di tipo economico o burocratico, sentendosi titolare di
diritti ma anche di doveri, dove la
laicità sia un requisito irrinunciabile e ancora consideri valido il motto
cavouriano “Libera Chiesa in libero Stato”?
Qual
è l’offerta politica alla vigilia di queste elezioni dopo un ventennio d’incertezze
e fallimenti?
1) Una sinistra litigiosa e pasticciona, incapace
di esprimere un programma politico coerente, che ancora non è riuscita a liquidare
in maniera definitiva certi residui del suo passato massimalista.
2) Una destra con venature populiste, guidata
da un leader con la sindrome del salvatore della Patria che un giorno promette
e l’altro smentisce infilando, come sovrapprezzo, una gaffe dietro l’altra (quando
Berlusconi si presentò detti credito alla sua presunta vocazione liberale:
credevo di aver votato per l’emulo della signora Thatcher accorgendomi in seguito che nei fatti avevo
scelto il solito politico all'italiana).
3)
Aggiungiamo il “tecnico” Mario Monti con il suo tentativo di far rivivere una
politica centrista, tanto frequentata durante la Prima Repubblica, con la quale
non vince nessuno ma si naviga a vista accordandoci di volta in volta sui vari
provvedimenti.
4) Infine il comico Beppe Grillo che riempie
le piazze con raduni spettacolo fatti d’invettive contro tutto e contro tutti, il
cui futuro scopo sembra quello di voler paralizzare il Parlamento con i suoi eletti.
L'articolo
48 della tanto celebrata Costituzione italiana definisce il voto
un diritto/dovere: io scelgo il diritto di non votare.