La democrazia, quella classica, è esistita
soltanto nell’antica Atene: era una democrazia assembleare dove le cariche
pubbliche venivano estratte a sorte tra tutti quelli che ne avevano diritto,
cioè tra i capifamiglia (che erano poche
centinaia).
Il
funzionamento di una democrazia moderna è per necessità diverso. La nostra Costituzione assegna al
popolo la sovranità: attraverso lo strumento del voto, si eleggono i cosiddetti
rappresentanti del popolo che, come recita art. 67, rappresentano solo la
Nazione senza vincoli di mandato.
Oltre
all’uso del voto, per farsi partecipe del
funzionamento della macchina statale,
il cittadino può esprimersi attraverso una forma organizzata (leggi
partiti), o aderire ai referendum che i nostri Costituzionalisti hanno preteso solo abrogativi. Questi meccanismi
non evitano che si formino delle vere e proprie oligarchie che sono le
effettive reggitrici del regime democratico, le quali, come si può leggere su
qualsiasi manuale di politica, “traggono la loro legittimità da un voto
popolare periodico e almeno formalmente libero”.
Ma la società moderna non è retta solo da
queste classi politiche, esistono anche altre oligarchie come gli intellettuali, i magistrati, i
burocrati i banchieri, gli industriali. Non è difficile che si entri in una di
queste élite non per merito ma per cooptazione.
Tutto
ciò con buona pace di coloro che vedono nella Carta Costituzionale la garanzia
per una effettiva partecipazione della comunità all’indirizzo politico del
Paese.