La
vecchiaia, la malattia, la morte;
guardando l’ultimo film di Michael Haneche mi sono reso conto di quanto poco questi
temi vengano trattati dal cinema contemporaneo e, soprattutto, com’è raro che
lo si faccia alla maniera di Haneche senza compiacimenti, senza edulcoranti. Il
film può risultare duro ma è senzaltro appartenente alla realtà. I ricordi, che
sono l’ultimo legame alla vita, appaiono sbiaditi, confusi, non riescono a dare
nessun conforto a giorni fatti di terapie palliative, annientati da un malanno
che si porta via anche la dignità. Il tema della vecchiaia lo ritroviamo anche in altri film; su tutti “Il
posto delle fragole”. Nell’opera di Bergman l’epilogo sembra ispirato dalla
riscoperta degli affetti come fede nella vita: nonostante ciò lo scetticismo prevale
in tutte la sua produzione cinematografica. In Haneke il pessimismo è più profondo:
tutto il nostro vissuto appare inutile, rimane solo questo tragico atto finale.
L’atto d’amore del titolo del film sarà la
definitiva terribile liberazione dai dolori e dalle umiliazioni.
lunedì 29 luglio 2013
sabato 20 luglio 2013
BAMBINI.
In occidente,
negli ultimi 50 anni, il modo di educare i bambini è profondamente cambiato.
Prima
delle teorie sulla educazione non repressiva dell’americano Benjamin Spock
(teorie che hanno avuto i loro emuli anche in Europa), i genitori vedevano
nella culla un piccolo selvaggio da formare secondo principi etici ed estetici.
Oggi i nuovi padri e le nuove madri si occupano con impegno della loro prole,
ma più che educarli mamma e papà, davanti ad un capriccio infernale del loro
bambino, non spiegano che è tempo e pianto perso, ma lo distraggono per fargli
dimenticare la ragione del capriccio: non si affronta mai la cosa direttamente,
si cerca di aggirarla e i “no” quasi non esistono.
I
piccoli imparano prestissimo l’arte della seduzione o del ricatto, vanificando
tutti gli sforzi fatti dai genitori per dar loro delle regole.
mercoledì 10 luglio 2013
PERSONE.
E’ costume pensare che i rapporti sociali di
solida durata debbano maturare o all’interno della famiglia, o nella scuola, o
sul lavoro. In realtà noi tutti preferiamo frequentare le persone con le quali
abbiamo in comune consuetudini, esperienze, cultura, e che non di rado fanno
parte di ambienti diversi da quelli indicati. In buona sostanza finiamo col
frequentare le persone che ci piacciono.
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