venerdì 27 gennaio 2012

THE READER.

Nel 1961 la storica e filosofa Hannah Arendt fu incaricata del settimanale americano New Yorker  di seguire, nella città di Gerusalemme, il processo contro il criminale nazista Adolf Eichmann.
I resoconti dell’avvenimento apparvero successivamente raccolti in volume (La banalità del male) che all’epoca fecero molto discutere. La Arendt vi sostiene che in mancanza di sensibilità critica l’individuo possa farsi partecipe dei più spaventosi crimini senza sentirsi responsabile; comunque Eichmann è soggettivamente colpevole e va condannato, ma è pur sempre un banale esecutore dentro un congegno più grande di lui.
Nel film di Stephen Dalbry The Reader (tratto dal romanzo "A voce  alta" di Berrnhard Schlink) ritorna il concetto della “banalità del male”.
L’inizio della storia descrive una fugace ma intensa relazione amorosa, nella Germania degli anni ’50, tra un ragazzo quindicenne, Michael, e Hanna una donna col doppio dei suoi anni, magistralmente interpretata da Kate Winslet (dimenticatevi il Titanic).
Tempo dopo Michael, ormai adulto, ritroverà Hanna in un’aula di tribunale coinvolta in un processo a carico di criminali nazisti. L’oscuro passato della donna si rivelerà: è stata kapò in un lager. Ma si rivelerà anche la vera natura di Hanna, una persona completamente priva di cultura (è analfabeta) che in tutta la vita ha sempre accettato con indifferenza i miseri lavori che le venivano offerti, compreso il ruolo di aguzzina in un campo di concentramento.
Dopo la condanna all’ergastolo Michael, che non ha dimenticato quanto sia stato importante quel breve incontro durante la sua adolescenza, le insegnerà a leggere per mezzo di nastri magnetici sui quali ha registrato interi libri: questo dono intellettuale e spirituale aiuterà  Hanna a prendere coscienza di ciò che è stata. Drammaticamente solo il suicidio potrà suggellare il riscatto.
Un film bello, commovente e soprattutto non usuale sulla tragedia del nazismo ed il coinvolgimento del popolo tedesco.


venerdì 20 gennaio 2012

EVASIONE FISCALE.

Il nostro Paese viaggia ben al di sopra del 40% di imposizione tributaria.
Ciò non giustifica l’enorme evasione valutata attorno ai 120 miliardi di euro, spalmata, questa si, su quasi tutta la popolazione italiana. Nel computo si può sommare la microevasione del pensionato o del dipendente comunale che ti viene a fare le piccole riparazioni di casa, con una evasione più consistente a carico dell'impresa che evade l’IVA o i contributi, per finire all'evasione totale di grandi società offshore i cui patrimoni sono ben occultati al fisco.
Sarebbe sanabile tutto questo? In buona misura sicuramente, ma la situazione sembra rendere ciò inevitabile: è la  primitiva difesa dell’individuo, necessaria quando lo Stato riscuote molto più del dovuto, spreca a profusione e non offre servizi adeguati.
La gente infatti è disposta a fare sacrifici, purché ne veda il significato e possa verificare, almeno entro certi limiti, come il denaro prelevato viene distribuito, utilizzato e speso. Solo così potrà comprendere che le tasse non sono da considerarsi la rinuncia ad un bene che si possiede, ma come un contributo per il buon funzionamento della collettività.

domenica 15 gennaio 2012

LA SCUOLA.

Alessandro il Macedone si sarebbe mosso alla conquista del mondo, se non avesse avuto un precettore come Aristotele?  Indubbiamente il suo innato desiderio di conoscenza lo avrebbe comunque portato a fare qualcosa di notevole, ma gli stimoli ricevuti da un così grande maestro avranno certamente influito sulla sua personalità.                               
Analogamente una buona istruzione dovrebbe dare ad ogni individuo gli strumenti atti a stimolare le proprie curiosità e metterlo in grado di fare scelte utili per il suo futuro:  si usa dire “si va a scuola per imparare ad imparare”.
Molti ci hanno trasmesso questa lezione: la scuola non per apprendere sterili nozioni, ma per avere piena consapevolezza dei fatti e delle persone, assieme ad
una visione libera della vita.

sabato 7 gennaio 2012

NOSTALGIA DELLA PRIMA REPUBBLICA.

Crisi economica, crisi politica: a sinistra come a destra emergono i nostalgici della Prima Repubblica.
Si tessono le lodi dei governi presieduti dalla DC con il concorso di altri partiti compreso il PCI (governi della durata media inferiore ad un anno).
Perfino la sinistra più radicale sembra aver nostalgia di quei tempi.
Pare che abbiamo rimosso come fosse la realtà di quegli anni: sostegno alle industrie decotte,  pensioni a scialo,  Cassa del Mezzogiorno,  lavori pubblici iniziati e mai finiti, inflazione a due cifre, sprechi, inefficienza, corruzione, clientelismo questo ed altro ancora che ci hanno portato ad avere un debito pubblico insostenibile rispetto ai parametri europei.
Si rimpiange dunque che una intera generazione di Italiani abbia goduto un lungo periodo di benessere, senza porsi il problema del futuro?
Inchiodati a questa realtà, la quale obbliga gli attuali governi a continue manovre economiche probabilmente inutili, non ci resta che presentare il conto ai nostri figli ed ai nostri nipoti.

IL MIO BLOG.

Perché un blog: perché scrivere, fa bene, perché aiuta a chiarirsi e a trovare, grazie all’ordine e alla disciplina cui costringe la scrittura, un certo equilibrio interiore.
Comunque scrivere quando si ha qualcosa da dire/ dirlo chiaramente/ dirlo con meno parole possibili.
Scrivere in un Paese di cultura sensitiva che privilegia le immagini, la musica, gli odori, i sapori, è un esercizio rivoluzionario.