martedì 21 febbraio 2012

MIA MADRE.

 Quando è morta, mia madre, si era già congedata da molti e da molto: dall’autonomia, dalla memoria, dalla consapevolezza. E’ il prezzo che spesso si paga per una vita lunga.
Io non so se questa sua vita sia stata felice. So però che, in buona misura, l’ha spesa con determinazione, senza farsi troppo condizionare dalle consuetudini dei suoi tempi.
A noi figli oltre l’affetto ci ha consegnato dei valori che ci sono stati preziosi, evitando smancerie superflue (non né avrebbe avuto il tempo visto l’aiuto che dava a nostro padre nel suo lavoro).
Certamente è stata una donna che ha anticipato, non di poco, un modo di pensare e di agire che solo oggi ci appartiene.

domenica 12 febbraio 2012

LE NOSTRE RADICI CULTURALI.

Le società europee sono diventate, e diventeranno sempre di più, delle società multietniche.
Ciò non vuol dire che si debbano trasformare anche in società con una identità indistinta, vaga, indefinita, in sostanza multiculturale.
I sostenitori di questo meticciato addossano alla nostra civiltà un debito formativo verso altre culture, soprattutto  quella islamica, riferendosi a discipline come la matematica,  la medicina,  l’astronomia o l’architettura. Ciò è sostanzialmente falso e i fatti storici ci danno conferma: mentre in occidente le invasioni barbariche distruggevano o mettevano la sordina a secoli di civiltà, in oriente gli arabi  conquistavano la parte intatta dell’impero romano, trovandosi, in pochi anni, padroni di quasi tutto il mondo civilizzato. Un mondo, ricordiamolo, perfettamente organizzato con città, strade, teatri, biblioteche e, di conseguenza, ricco di un sapere antichissimo.
Ne deriva che la scienza come la filosofia araba devono in parte, se non tutto, alle culture greca e romana che sono le radici della nostra civiltà, riscoperte e rivalutate dall’Umanesimo e dal Rinascimento.

domenica 5 febbraio 2012

IPSE DIXIT- W.SHAKESPEARE

“E questi pochi precetti bada di stamparteli nella memoria.
Non dare lingua ai tuoi pensieri, né un corpo a quelli smoderati. Sii familiare ma non volgare. Gli amici che hai, dopo averli messi alla prova, piantali nella tua anima con rampini d’acciaio. Ma non intorpidirti le palme per salutare ogni gradasso implume e appena nato. Guardati da liti, ma una  volta che ci sei dentro bada che sia l’altro a guardarsi da te. Presta orecchio a ogni uomo ma la tua voce a pochi. Accogli il parere di tutti ma riservati il tuo giudizio. Vestiti come ti consente la borsa ma non in modo stravagante; ricco ma non vistoso, perché l’abito spesso rivela l’uomo e in Francia quelli più in alto di rango e per censo ci stanno molto attenti. Non prendere in prestito e non prestare, perché il prestito spesso si perde con l’amico e far debiti rovina il filo dell’economia. Questo soprattutto: sii fedele a te stesso e ne deve seguire, come la notte il giorno, che non sarai mai falso con nessuno.”

W. Shakespeare: Amleto, atto primo scena terza