I
sindacati, e in particolar modo la
Cgil , credono fermamente alla validità di regole contrattuali
generate 40 anni fa.
Poi
succede che nel nostro mezzogiorno molte imprese, per sopravvivere,
disapplichino leggi e contratti : si dovrebbe intervenire se questo non
provocasse la soppressione di un numero ingente di posti di lavoro.
Così
come si dovrebbe intervenire per un altro tipo di “mezzogiorno” che non ha una dislocazione regionale, ma è
spalmato su tutto il territorio del Paese: è il mondo del lavoro “precario”
che, restando fuori dalla protezione dei sindacati, si trova con poche o punte
tutele, con i rischi di un lavoro autonomo
ma con guadagni di gran lunga inferiori a quelli del lavoro
dipendente.
Anche
per questo, come per il lavoro a nero nel sud, si tollera e si discrimina,
perché si teme che un intervento porterebbe
inevitabilmente alla cancellazione di molte attività . Ma se sommando
lavoro nero e lavoro precario si raggiunge il 25/30% di tutti gli occupati è
certo che il sistema non funziona.
E’
urgente, nonostante la posizione dei sindacati arroccati nella difesa dei privilegi dei loro iscritti,
mettere mano ad un nuovo diritto del lavoro, che tolga a chi ha troppo e dia a
chi non ha nulla.