martedì 17 aprile 2012

MERCATO DEL LAVORO.

I sindacati, e in particolar modo la Cgil, credono fermamente alla validità di regole contrattuali generate 40 anni fa.
Poi succede che nel nostro mezzogiorno molte imprese, per sopravvivere, disapplichino leggi e contratti : si dovrebbe intervenire se questo non provocasse la soppressione di un numero ingente di posti di lavoro.
Così come si dovrebbe intervenire per un altro tipo di “mezzogiorno” che  non ha una dislocazione regionale, ma è spalmato su tutto il territorio del Paese: è il mondo del lavoro “precario” che, restando fuori dalla protezione dei sindacati, si trova con poche o punte tutele,  con i rischi di un lavoro autonomo ma con  guadagni  di gran lunga inferiori a quelli del lavoro dipendente.
Anche per questo, come per il lavoro a nero nel sud, si tollera e si discrimina, perché si teme che un intervento porterebbe  inevitabilmente alla cancellazione di molte attività . Ma se sommando lavoro nero e lavoro precario si raggiunge il 25/30% di tutti gli occupati è certo che il sistema  non funziona.
E’ urgente, nonostante la posizione dei sindacati arroccati nella  difesa dei privilegi dei loro iscritti, mettere mano ad un nuovo diritto del lavoro, che tolga a chi ha troppo e dia a chi non ha nulla.


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