Una
male intesa idea del libero mercato ci ha portati a credere che le nostre
industrie potessero competere con quelle dei Paesi in via di sviluppo, dove una
protezione sociale uguale a zero, si somma ad
inesistenti regole per la difesa
dell’ambiente: ne consegue un costo del
lavoro enormemente inferiore a
quello delle nostre aziende.
Ciò
ha spiazzato le filiere produttive
soprattutto nei settori di largo consumo, alimentando un mercato
di merci a bassissimo costo: l’analisi costi/benefici per i consumatori va
certamente fatta, ma solo nel tempo e solo nel suo insieme.
La
nostra economia non può rifugiarsi nel protezionismo, ma neppure può essere penalizzata da un concerto
di cattive regole (o di nessuna regola).
Dobbiamo
coniugare liberismo e protezionismo con un mercato necessariamente imperfetto.