Dissento da quell’ambientalismo che ha per
bandiera la difesa della foca monaca piuttosto che il panda: credo invece nella
difesa del condominio, dell’alberello, dell’orto, della strada, della panchina,
del tombino, e, in buona sostanza, di tutto ciò che ci è prossimo.
Perché solo partendo da queste piccole cose si
arriva a capire come l’uso sconsiderato delle risorse del pianeta poteva essere
accettato un secolo fa, (quando ciò che la natura offriva veniva ritenuto
abbondante, illimitato e gratuito) ma non oggi che acqua dolce, aria pulita,
materie prime sono sempre più scarse e perfino il clima e l’intero equilibrio
della terra sono a rischio disastri.
Appena cinquanta anni fa il mondo era abitato
da 2,5 miliardi di persone: oggi siamo ad oltre 7 miliardi destinati a
diventare, entro il 2020, 10 miliardi.
Il vero ambientalismo dovrà usare gli strumenti e i criteri per
distribuire e utilizzare le risorse, porre rimedio all’inquinamento,
amministrare il controllo delle nascite,
abbandonare la cultura dello spreco, riappropriandosi, visto che siamo
debitori nei confronti della cultura greca, di quel concetto aristotelico del “Niente di troppo”.