lunedì 2 novembre 2015

PASOLINI


Non ho molto amato né il pensiero né le opere di Pasolini (con l'eccezione, data la poetica che esprime, del film “Vangelo secondo Matteo” ).

Aveva, del corpo sociale contemporaneo, idee di reazione. Reazione verso quello sviluppo e quella tecnologia che, con luci ed ombre, avevano cambiato il volto all’Italia, affrancandola da una secolare miseria sia materiale che culturale (non credo che la scuola, sia pure di massa, da lui tanto osteggiata possa aver nuociuto a qualcuno).

Reazione che lo aveva portato ad esaltare il mondo contadino e sopratutto il sottoproletariato urbano, quali modelli di una innocenza conservata nonostante l’industrializzazione del Paese: ugualmente rivolse il suo interesse ai Paesi del Terzo mondo.

Ma in definitiva Pasolini conosceva la verità: anche i più poveri, anche i borgatari non avevano il dono dell’innocenza, ma, come tutti, erano corrotti e corruttibili.

Probabilmente fu questa verità che trasformò la sua apparente energia in un inconscio desiderio di morte.

Nessun commento:

Posta un commento